Cementir, il settore del cemento alla prova della sostenibilità - Borsa Italiana

2022-10-22 20:26:44 By : Ms. Sandy Ms

L’industria del cemento è la seconda al mondo per emissioni di anidride carbonica e la terza per consumi di energia. È però anche l’alfabeto del costruire, una risposta essenziale ai bisogni primari dell’uomo e al cambiamento climatico. Avete insomma una grossa responsabilità, come gestite le istanze della sostenibilità in Cementir?

"Il cemento è anche la seconda materia prima dopo l’acqua. Siamo consapevoli della nostra importanza e per questo abbiamo sviluppato strategie per il presente e per il futuro. Il nostro nuovo piano industriale prevede investimenti green per 107 milioni di euro, che permetteranno anche di arricchire di 30 milioni di euro il margine operativo lordo. L’impatto ambientale è la nostra sfida principale e ci siamo posti l’ambizioso obiettivo di ridurre del 30% entro il 2030 le emissioni di CO2 per tonnellata di cemento. Dovranno scendere sotto i 500 g di anidride carbonica per chilogrammo di prodotto. Seguiamo già da tempo un percorso virtuso, come dimostra il fatto che CDP abbia alzato a B il nostro rating".

Per la produzione di cemento grigio intendete ridurre l’impiego del carbone, portando dal 28% del 2020 al 77% del totale nel 2030 la quota di combustibili alternativi (combustibili derivati da rifiuti CDS, combustibili e solidi secondari CSS, farine animali, pneumatici et.). Circa 20 milioni di GJ sui 31 di energia che consumate oggi per produrre il cemento, infatti, derivano dal petcoke. È da lì che viene l’anidride carbonica? È lì il perno della vostra strategia per la riduzione dell’impronta carbonica di Cementir?

"In parte. Per produrre il cemento si usano dei forni a 1.300 gradi, si bruciano le marne (rocce che contengono calcare e argilla), da cui si ottiene il clinker, la materia di base del cemento. Questi processi di combustione emettono circa 700 grammi di anidride carbonica per ogni chilogrammo di cemento, per circa due terzi derivano dalla materia prima e per il resto dalla combustione. Per abbattere queste emissioni bisogna però agire su più fronti. Ricorrendo a carburanti alternativi o utilizzando il metano al posto del carbone, per esempio. Nel nostro impianto in Belgio abbiamo avviato un ammodernamento che porterà dal 40 all’80% l’impiego di combustibili alternativi. In Danimarca prevediamo una parziale conversione dal carbone al gas naturale con un taglio del 20% delle emissioni di CO2 in loco, Aalborg sarà allacciata alla rete di gas dal 1° aprile 2022. Già oggi forniamo teleriscaldamento con calore di recupero a circa 36 mila famiglie danesi. Ovviamente l’accesso a una rete gas di prossimità è essenziale per questo genere di interventi.

Un altro fronte è quello del prodotto. Se riduciamo il tenore di clinker nel cemento, riduciamo la CO2. Così abbiamo creato il nostro FutureCEM. È un tipo di cemento che riduce del 30% la CO2 in fase di produzione e sostituisce più del 35% del clinker con additivi a base di calcare e argilla calcinata mantenendo prestazioni simili a cementi strutturali come il Portland.

Siamo anche membri dell’ECRA (European Cement Research Academy), un importante progetto per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. È una frontiera tecnologica importante, ma che ancora non permette soluzioni praticabili: stiamo vagliando le ammine in soluzione acquosa per la cattura di CO2, i sistemi di trasporto via rete gas della CO2 verso altre sedi di deposito, lo storage nei pozzi esausti e altre soluzioni, compreso l’idrogeno.

Piccoli interventi, anche normativi possono incidere molto, immagino…

Bisogna sempre calibrare con attenzione costi, benefici e impatti: una piccola variazione di prezzo può apparire insignificante, ma in alcuni mercati emergenti può invece rendere inaccessibile una risorsa vitale. Per questo bisogna anche misurare tutte le conseguenze di progetti, come la carbon-border tax della Commissione Europea o l’eliminazione delle quote gratuite assegnate alle industrie UE nel mercato ETS. Per esempio, con il CEMBUREAU (European Cement Association) stiamolavorando a proposte alternative di revisione del sistema ETS delle quote di CO2".

L’anno 2020, in cui avete registrato risultati da record, è stato anche l’anno della pandemia. Come avete reagito? Cementir ha più di 3.000 dipendenti e di 780 contrattisti, come avete difeso le vostre persone e i vostri processi?

"Ci siamo trovati da subito in prima linea, abbiamo un impianto a 200 km da Wuhan. Lì hanno chiuso tutto, intere famiglie di operai a casa. Ma in tutto il mondo abbiamo difeso la nostra gente, specialmente i più fragili. Abbiamo incentivato lo smart working con un occhio di riguardo per chi aveva i figli piccoli a casa, abbiamo attivato tutte le misure di sicurezza necessarie. Per fortuna i cantieri e gli impianti sono posti all’aperto dove le distanze sono facili da mantenere. D’altronde siamo sempre molto vigili sulla sicurezza, anche perché alcune nostre attività si svolgono in zone calde del pianeta, come nel Sinai dove gli operai si recano al lavoro con le scorte armate. In totale abbiamo registrato soltanto 150 casi di Covid nel mondo e 1 vittima nel 2021, che però aveva delle comorbilità. Abbiamo difeso anche i processi industriali e incentivato ulteriormente la digitalizzazione, un’importante risorsa anche per l’industria del cemento, con la sensoristica per i forni, i dispositivi wireless, l’internet delle cose. Gli interventi di questo tipo già ci consentono risparmi che arriveranno a 15 milioni di euro nel 2023 e un risparmio di carburante al forno è anche un taglio di emissioni".

Altri due stakeholder fondamentali sono il fornitore e il cliente, come vi interfacciate con loro in ambito di sostenibilità?

"Abbiamo invitato 55 fornitori che coprono il 30% dei nostri acquisti a partecipare al programma supply chain di CDP e proprio l’anno scorso abbiamo sondato le emissioni di CO2 di tutta la nostra rete di fornitori. Siamo perfettamente consapevoli del ruolo integrato e trasversale della sostenibilità rispetto a tutta la catena di valore e quindi cerchiamo di incoraggiare le migliori pratiche a tutti i livelli. Se con i fornitori è più semplice avere un monitoraggio diretto, con i clienti è più complicato, bisognerebbe probabilmente incoraggiare l’adozione di buone pratiche presso i cantieri, anche piccolissimi, per evitare gli sprechi. Il basso costo del cemento (70 € a tonnellata) favorisce troppi sprechi e disattenzioni con un impatto ambientale non calcolato. Noi ci interfacciamo comunque con un ampio numero di istituzioni locali e internazionali per promuovere una maggiore sostenibilità: dalla Global Cement and Concrete Association (GCCA) al Carbon Disclosure Project (CDP). Consapevoli della nostra responsabilità, ma anche forti dei nostri risultati, puntiamo a una gestione sostenibile del business con ambizione e pragmatismo".

Hai dei dubbi su qualche definizione? Consulta il glossario finanziario di Borsa Italiana.

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