Dentro gli anni Novanta in un 'copy and paste' che prende dalla moda e replica nel design

2022-10-22 20:33:45 By : Ms. Ivy Zhao

Indietro e avanti nel Tempo per scoprire come l'ultimo decennio del secolo scorso riviva, oggi, nelle collezioni e nei decori della ceramica Florim

L'ascesa della Disney, la fortuna di colossal come Titanic, il successo dei Red Hot Chili Peppers, il fenomeno delle boy band - dai Take That alla versione femminile delle Spice Girls - passando dal boom delle situation comedy e finendo con il sopraggiungere di Google. Gli anni Novanta arrivano e passano così, con la velocità e la forza di un boomerang pronto a ritornare trent'anni dopo nel segno di un nuovo sentimento-nostalgia che ci porta già da quest'inverno a ripescare dall'armadio il temutissimo jeans a vita bassa. Tamagotchi tra le dita e personal computer alla mano, il decennio che ha dichiarato la fine del mito della macchina da scrivere segna l'inizio dell'era di Internet: se parole come 'navigare' e 'cliccare' costruiscono le basi di un nuovo lessico del vivere, il vocabolario del Costume evolve sull'onda della cultura cyber space. Così, mentre si clonano gli animali più evoluti - la seconda Dolly arriva il 5 luglio 1996 - e i CD-ROM, anche la moda incalza con il ritmo del doppio in un valzer di copy and paste che dalla televisione rimbalza sulle copertine dei magazine, per addentrarsi nelle case di tutti in una serie di look e attitudini ripetuti. È il tempo dei loghi e dei segni identitari del brand: dal colore come cifra stilistica alla modella come icona di stile, le maison di moda si impongono attraverso il potere dell'immagine per ritornare oggi, a distanza di anni, a ribadire il ruolo dei Nineties ancora attivo nell'intero sistema creativo. Vediamo come, nel settore delle decorazioni e della ceramica, con uno sguardo verticale alle collezioni di Florim.

Quando nel 1993 il marchio Kenzo viene rilevato dal gruppo francese LVMH, Takada, lo stilista della leggerezza, è riuscito nel suo intento: rivoluzionare le forme e il significato dell'abito tracciando l'esatto punto di incontro tra Oriente e Occidente. Ad aiutarlo, un mix di stampe e di cromie color-block che congiungono, senza accentuarne i confini, il terreno del gusto europeo a quello del pensiero giapponese. Protagonisti, sono colori pieni e densi che si scambiano di posto sulle tele tagliate a regola d'arte, ora trapezoidali, ora rigonfie. Giustapposizioni che da CEDIT - Ceramiche d’Italia (marchio di Florim) vengono esplorate da Zaven, nella collezione Rilievi. La serie di lastre messa a punto dal tandem formato da Enrica Cavarzan & Marco Zavagno combina due elementi di base: una grande geometria ceramica e una sovrapposta "formella" tridimensionale. A conciliare la sintesi, la scelta cromatica e decorativa data da accostamenti inusuali che scardinano la bidimensionalità.

E a proposito di maestri couturier, impossibile non citare per gli anni Novanta il lavoro di Karl Lagerfeld: già protagonista degli anni Ottanta, il kaiser della moda si impone nel fervore parigino con il suo pugno di ferro, il bianco e il nero. Cifra stilistica ricorrente, l'accoppiata black and white diventa chez Chanel un must, etichettando intere collezioni del brand. Del resto, come la storia insegna, il contrasto chiaro-scuro è un trend senzatempo: nell'interior design a rendergli giustizia, più di tutti, infatti, è l'effetto marmo della ceramica, pattern che la collezione B&W_Marble di Florim esplicita in otto colori e dodici formati. Dedicata all'Architectural Design, la serie prende vita da "un 'pantone lapideo' composto da un ventaglio di elementi dalle forme più o meno regolari che", come sottolineano dall'azienda, "ricordano le venature del marmo".

Ritornato alle cronache per il recente esercizio di stile e dichiarazione di intenti di Coperni, il fashion show di Alexander McQueen del 28 settembre 1998 è passato allo storia. Al termine della presentazione della serie No.13, la super model Shalom Harlow veniva colpita da un doppio getto di vernici per auto, utilizzate dalla Fiat, sparato a tutta velocità da due robot. Con le sue striature dense, l'abito bianco che ha preso colore dal vivo è diventato in pochi secondi la tela di un artista, ricreando un pattern casuale dal fascino astratto. Motivo che ritroviamo, sfogliando il catalogo Florim, tra i decori di Les Bijoux, selezione di superfici gioiello che replicano con le loro venature profonde la matericità del marmo, citando i più nobili minerali, come onice, diaspro rosso e sodalite, abilmente lavorati e utilizzati solitamente dall'haute joaillerie.

Infine, impossibile non citare per le grandi glorie (ritrovate) dei Nineties la passione dei brand per i loghi: ripetuti all-over su abiti e accessori, i simboli della maison giocano sull'identità per creare intorno al marchio una storia. Sono gli albori dello storytelling, il primo passo verso l'identificazione univoca delle maison che, per tutto il decennio successivo e oltre, scoraggeranno la figura del direttore creativo a favore di un lettering esclusivo e di facile riconoscimento. Per l'industria ceramica, la ripetizione all'infinito di un disegno diventa invece, più che segno distintivo di valore, trama decorativa di espressione: lo sa bene la collezione Industrial di Florim che, per evidenziare dell'effetto cemento il potenziale decorativo, nasce proprio dalla giustapposizione di geometrie sempre uguali a sé stesse.