Gli outfit dell'Australian Open 2022

2022-10-22 21:04:53 By : Mr. JD Zhao

Promossi e bocciati del primo Slam della stagione. Tanti colori e nuovi brand

È stato l’Australian Open del 21esimo Slam di Rafa Nadal, conquistato al termine di una epica finale di cinque set contro Daniil Medvedev, in cui la leggenda spagnola era sotto di due set a zero. È stato l’Australian Open di Ashleigh Barty, prima aussie a conquistare il Major di casa dopo 44 anni. È stato un Australian Open molto italiano, con due azzurri, Matteo Berrettini e Jannik Sinner, ai quarti di finale di uno Slam, e non accadeva da più di cinquant’anni. Ma è stato anche, e non va dimenticato, l’Australian Open dell’esclusione del n.1 al mondo Novak Djokovic, dalla quale lo stesso campione serbo così come gli organizzatori del torneo e le autorità australiane non sono usciti affatto bene.

Insomma è stato un Australian Open scoppiettante in tutti i sensi. Compreso per quanto riguarda gli outfit presentati dai tennisti e tenniste. Tanto colore come al solito a Melbourne e la presenza di nuovi brand che si affacciano al mondo del tennis, incrementando la varietà di completi per questa nuova stagione. Andiamo a commentare come si sono vestiti i protagonisti di questo Happy Slam edizione 2022.

Rafael Nadal scegli il viola per scrivere la storia del tennis. La maglietta, di un colore che a teatro nessuno avrebbe mai il coraggio di indossare, porta invece fortuna sul cemento di Melbourne ed entra di diritto nella leggenda poiché Rafa conquista il suo 21mo slam, dopo essere stato a un passo dal ritiro, come ha voluto sottolineare lui stesso commosso a fine torneo. Il pantaloncino è il classico bianco che su Nadal sta sempre benissimo. Si sa che l’Open d’Australia è il torneo dei colori e così Nike abbina polsini e fascia color Tiffany, non proprio in armonia con il viola. Sulla scarpa ormai è d’abitudine per Rafa ricordare con un cartiglio gli anni di vincita dello Slam che sta disputando. Le scarpe in questo caso riportavano solamente il 2009, quindi resteranno un modello da collezione, dal prossimo anno Nike dovrà aggiungere un nuovo cartiglio, quello del 2021. (Chiara Gheza)

Personalità fantastica, Ashleigh Barty, dentro e fuori dal campo. E, proprio per questo, gli outfit dovrebbero rendere più giustizia al suo carisma, a maggior ragione quello indossato nell’edizione che l’ha vista consacrarsi campionessa nel proprio giardino. Intendiamoci, il completo Fila è molto delicato e “ordinato” nelle linee; un modello molto classico e senza tempo – una normale canotta abbinata al consueto gonnellino leggermente svasato – che garantisce sobrietà ed eleganza al tempo stesso. Ciò che lascia un po’ perplessi, però, è il tema del modello. Da lontano, ricorda d’emblée un patchwork di pagine di giornali, con quell’ammasso di linee nere e puntinate, oblique e orizzontali, su sfondo bianco. È originale, certo, ma esteticamente un po’ così. Ash meritava di meglio. Bella invece la trovata delle scarpe total red, che accendono un vestitino alquanto spento, e simboleggiano la spinta esplositiva del tennis della campionessa australiana. (Laura Guidobaldi)

Federer ci aveva già presentato una polo in questa tonalità menta molto tenue nel 2019, poco dopo il suo passaggio ad Uniqlo. E non ci aveva convinto. Ci convince ancora quella messa addosso da Lacoste a Medvedev per la sua campagna australiana. Perché oltre al menta ci sono delle righe tono su tono e un colletto senza bottoni e zip che la fanno somigliare ad maglia di una squadra di calcio. Non a caso nel catalogo questa polo si chiama “team leader” e forse l’intenzione del brand del coccodrillo era proprio quella di ispirarsi al mondo del pallone. Un’idea poco azzeccata in un paese in cui l’unico football che conoscono si gioca con una palla ovale. Magari se la potevano tenere per Wimbledon dover per lo meno c’è di mezzo l’erba. Il completo si sarebbe salvato con dei pantaloncini scuri, a richiamare le scarpe e il bordo del colletto. Ma con gli short bianchi viene a mancare anche l’effetto spezzato. Ad essersi invece spezzato per davvero è stato il morale del moscovita dopo essersi fatto rimontare due set da Nadal in finale. (Valerio Vignoli)

La collezione di Nike per questo Australian Open, intitolata “Windrunner, vuole essere invece un richiamo al mondo della corsa e agli anni Ottanta. Questo riferimento vintage non si coglie proprio immediatamente. Quello che emerge dagli outfit è tuttavia una certa dinamicità grazie ai giochi di linee e all’utilizzo di colori che contrastano fortemente tra di loro. A farsi notare sono anche i particolari: la coreana con zip anni Novanta per i maschietti (già vista in realtà l’anno scorso sempre a Melbourne e poi anche a New York) e le gonne asimmetriche per le ragazze. Azzeccata la scelta cromatica del rosso tonalità “Ferrari” per staccare con il fondo blu del campo. Insomma nel complesso una collezione non trascendentale ma efficace. All’interno del nutrito drappello di atleti Nike c’è chi è stato più bravo a scegliere gli abbinamenti giusti e chi meno. Mentre Sabalenka sfrutta appieno il potenziale visivo della collezione, Sinner va con un all white un pò anonimo al quale abbina un calzino color rosa salmone totalmente non-sense. Sul rovescio Jannik andiamo già alla grande ma sul senso estetico ci si può lavorare ancora. (Valerio Vignoli)

Innanzitutto, come premessa, bisogna sottolineare che anche quest’anno Adidas punta tanto sulla sostenibilità in Australia, la nazione della barriera corallina. Tutto l’abbigliamento è infatti prodotto con plastica riciclata e la collezione è stata presentata con uno spettacolare evento in cui quattro noti atleti aussie di altre discipline hanno giocato a tennis su un campo galleggiante sopra l’oceano. I completi maschili e femminili richiamano le bellezze naturali del la terra dei canguri con colori molto sgargianti e vivaci: verde smeraldo e arancione, come nel caso di Tsitsipas e Muguruza, ma anche azzurro e rosso come per Aliassime e Zverev. L’effetto vagamente tie-dye dà quel tocco anni Novanta che sembra indispensabile nel vestiario del tennis in questo ultimo paio di stagioni. In fin dei conti una collezione coerente e appropriata per l’happy slam. Facevamo solo a meno dei pantaloncini con fantasia che ha indossato Zverev, che già l’anno scorso in Australia ci aveva “deliziato” con lo smanicato largo effetto spaventapasseri. Uno Slam poco fortunato quello australiano per la medaglia d’oro olimpica di Tokyo, sia dal punto di vista della moda che dei risultati. (Valerio Vignoli)

L’esordio in uno Slam del binomio Matteo Berrettini e Hugo Boss è vincente. Il marchio di moda sa di avere per le mani un modello perfetto e decide di andare controcorrente abbandonando i colori e scegliendo il più elegante degli abbinamenti: bianco e nero. Il collo della maglia alla coreana dona un’ulteriore colpo di classe a un look che dire azzeccato è poco. Matteo alterna un outfit in total black con solamente la scritta Boss in bianco, davvero perfetto, a uno più leggero con la maglia bianca e il pantaloncino nero. Noi votiamo il total black che su Berrettini concorre a pieno titolo al miglior completo di questi Australian Open. Belli i colori, favolosi i fluo sotto il sole di Melbourne ma l’eleganza della scelta fatta da Hugo Boss è davvero di un altro pianeta. (Chiara Gheza)

I completi Mizuno per il nostro Sonego si assomigliano tutti, sempre all’insegna di colori sgargianti e disegni geometrici. Molto nipponici. Fin troppo a volte, tanto da cascare nell’effetto cartone animato e da far sembrare il piemontese una versione tennistica di Holly e Benji. Questa volta però funziona tutto. La scelta dei colori è più Happy Slam che non si può: turchese, navy e giallo canarino. La divisione in due della maglietta con una parte in tinta unita e l’altra con i motivi è originale. Il pantaloncino blu contrasta bene. Soprassediamo sul calzino turchese ma ormai questa cosa dei calzini colorati è sfuggita di mano e bisogna farsene una ragione, almeno quando sono in tinta con un qualche altro item del completo. Promosso. (Valerio Vignoli)

Camila Giorgi in fatto di outfit in campo non sbaglia mai. Che dire di questo completo acceso e delicato al tempo stesso? Semplicemente azzeccato per rappresentare la delicatezza dei lineamenti di Camila e, al tempo stesso, il suo tennis “vulcanico”. Ritroviamo i temi ricorrenti delle collezioni Giomila con i bordi un po’ più chiari e a fantasia che spiccano sulla canotta a tinta unita color lavanda, semplice e piùttosto accollata. Di grande effetto il gonnellino fucsia, come sempre non troppo lungo, che si allarga nella parte inferiore. Energia e dolcezza. (Laura Guidobaldi)

Naomi Osaka non riesce a difendere il titolo conquistato lo scorso anno a Melbourne, uscendo al terzo turno per mano di Anisimova. Peccato per la campionessa uscente e peccato per Nike, che come spesso è accaduto in passato, aveva disegnato un outfit originale per Naomi. I colori scelti sono le tonalità del rosa e del viola, alternate in forme geometriche su una tutina con gonnellino asimmetrico che Osaka sfoggia alla perfezione. Naomi sappiamo essere una vera appassionata di moda e, seppur in questo inizio anno sul campo non sia riuscita a dare il meglio di sé, in tema di completi non sbaglia mai un colpo. (Chiara Gheza)

Un bel celeste per la t-shirt di Andy Murray. La tinta è perfetta per giocare a Melbourne, tinta che, tra l’altro, rappresenta al meglio lo slam down under. Decisamente un colore fresco e vivace al tempo stesso, leggermente “mosso” da alcune strisce oblique e sottili, certe più chiare, altre bianche e nere. Il blu è dominante, certo, ma grazie a queste “pennellate” alternative, c’è l’idea del movimento e della fantasia. Ottima la scelta del logo bianco – ben visibile sulla maglietta celeste – e del cappellino blu notte, che conferiscono un tocco di eleganza alla grinta ruggente di Sir Andy. (Laura Guidobaldi)

Coco Gauff e Sorana Cirstea (New Balance)

New Balance esprime sempre al meglio la grande energia delle atlete. Lo fa anche stavolta con gli outfit di Coco Gauff e Sorana Cirstea. L’americana indossa un completo brillante, esplosivo, che sprigiona forte energia con il gonnellino arancione e il blu elettrico con tanto di sfumature violacee della canotta, che richiama il colore simbolo dell’Happy Slam. Per aggiungere ancora più colore e vivacità, ci pensano fascetta e polsini, color viola ciclamino. Sorana Cirstea ha scelto invece la versione che unisce energia psichedelica al bianco più vintage, con questo semplice ma bellissimo gonnellino tutto bianco, separato dal top multicolore da una vistosa fascia nera, una soluzione che conferisce ulteriore grinta e un pizzico d’eleganza al modello. La sottile striscia nera, a destra, nella parte bassa, accanto al logo del brand anch’esso nero, richiama con successo la fascia nera in vita. Promossi entrambi i modelli. (Laura Guidobaldi)

Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis (Nike e senza sponsor)

Le special K’s sono tornate. Purtroppo, verrebbe da dire ai tradizionalisti dei completi da tennis. La combinazione canotta-maglietta aderentissima di Kyrgios, di ispirazione NBA (a sdoganarla è stata l’ala dei Lakers Anthony Davis), è una chiara violazione del dress-code tennistico. Meno male che non c’ha aggiunto anche qualche manicotto. D’altronde però i tatuaggi si devono poter vedere. Altrimenti a cosa servono? Non essendo Kokkinakis più sponsorizzato da Nike, ci siamo evitati la doppia canotta (ma non il doppio orecchino e il doppio taglio di capelli “tamarro”). In realtà Kokkinakis non ha proprio più uno sponsor. Ma la voglia di stupire con i propri outfit rimane sempre e comunque tanta. E così ad una maglietta completamente nera, Thanasi ha abbinato degli short tremendamente short con un motivo che fanno tanto costume da spiaggia. Ma d’altronde con le special K’s in questo Australian Open l’atmosfera era quella: colpi spettacolari, scherzi e tanta birra. Una festa nella quale chi non dice di non essersi divertito sta probabilmente mentendo. A prendere il tennis seriamente ci hanno pensato Nadal e Medvedev d’altronde. (Valerio Vignoli)

Bonus Off-court: La polo che non si è mai vista

La scelta del bonus off-court 2022 non poteva che ricadere su quella che entrerà nella storia come “la polo mai indossata”. Lacoste, infatti, aveva fatto un ottimo lavoro per la sua punta di diamante Nole Djokovic. La polo sarebbe dovuta essere quella nella foto sovrastante, ma probabilmente declinata nella colorazione verde smeraldo utilizzata da Djokovic in Australia da alcuni anni. Le sfumature al centro disegnano una palla da tennis in movimento: un motivo già visto su vecchio outfit Sergio Tacchini del primo Djokovic, anche se in quel caso la palla, più definita, lasciava dietro di sé una appariscente fiamma. Sarebbe stato dunque l’ennesimo colpo a segno per il marchio del coccodrillo con il campione serbo. Peccato che le cose siano andate come tutti sappiamo e Nole non abbia giocato nemmeno un 15 in questo Slam. Dovremmo riuscire ad ammirare questa polo presto in altri tornei ma quasi certamente non nella colorazione verde prevista per Melbourne. Sempre che Djokovic si decida a vaccinarsi (Chiara Gheza).

Uno sguardo da vicino all’edizione inaugurale del Pride Day agli Australian Open

Angella Okutoyi, la giovane tennista cresciuta in un orfanotrofio che fa la storia per il Kenya

L’analisi di Nielsen Sports ha messo in luce quanto il primo slam dell’anno sia una vera e propria macchina da soldi per Tennis Australia e per il territorio del Victoria

Traduzione dell’articolo pubblicato su ausopen.com, 8 agosto 2022

Secondo un nuovo rapporto di Nielsen Sports, le edizioni dell’Australian Open del 2021 e del 2022, pur condizionate dalla pandemia hanno generato un enorme guadagno netto di 405,3 milioni di dollari.

Negli ultimi 10 anni, si calcola che l’Australian Open abbia contribuito con ben 2,71 miliardi di dollari all’economia dello stato del Victoria.

“Siamo incredibilmente orgogliosi del successo economico con il quale l’Australian Open contribuisce allo stato del Victoria, in particolare considerando gli ultimi due anni che hanno presentato innumerevoli sfide e difficoltà”, ha affermato il direttore dell’Australian Open Craig Tiley.

L’AO ha creato l’equivalente di oltre 1650 posti di lavoro a tempo pieno e oltre 270.000 pernottamenti in hotel, con la spesa media giornaliera dei visitatori di Melbourne in aumento del 24% rispetto al 2020.

Le trasmissioni, sia nazionali che globali, hanno raggiunto nuove vette, con la storica vittoria di Ash Barty, ad oggi il programma che vanta l’ascolto più alto del 2022, con un picco di 4.261 milioni di spettatori in Australia.

A livello globale, le dimensioni e la presa dell’AO sul pubblico continuano a crescere e quest’anno sono state visualizzate ben 746 milioni di ore in 226 territori tramite 25 emittenti associate, con un aumento del 20% rispetto al 2021.

“L’Australian Open, in qualità di maggiore evento sportivo e di intrattenimento al mondo nel periodo di gennaio, porta Melbourne e Victoria nel mondo, fornendo una piattaforma globale per la promozione del territorio e, cosa molto importante negli ultimi due anni, un grande impulso al settore degli eventi e a quello turistico, tra i più colpiti dalla pandemia,” continua Tiley.

“Questi numeri sono ancora più notevoli considerando le condizioni del momento. Le frontiere erano state aperte da poco e i viaggi internazionali erano appena ricominciati, cosa che non lasciava spazio alla pianificazione in ampi settori del mercato turistico. Tutto ciò è di buon auspicio per quello che potrebbe essere potenzialmente il più grande ritorno economico mai registrato in occasione dell’AO 2023″.

“Ospitare l’Australian Open è una delle ragioni principali per cui Melbourne è la capitale sportiva dell’Australia e mostra il nostro Stato al pubblico di tutto il mondo”, ha affermato il ministro del Turismo, dello sport e dei grandi eventi Steve Dimopoulos.

“Questi numeri evidenziano l’enorme sviluppo economico che il nostro fitto calendario di grandi eventi, sia sportivi che non, porta allo stato del Victoria, ed è per questo che stiamo continuando a investire in questo settore, quindi su eventi che creano posti di lavoro e supportano le imprese in tutto lo stato”.

La vittoria di Ash Barty rimane il programma più visto in Australia fino ad ora quest’anno**

Vantaggi di percezione per lo stato di Victoria:

Tennis Australia ha incaricato Nielsen Sports di condurre uno studio sull’impatto economico dell’Australian Open 2022. L’analisi dei costi e dei benefici economici utilizzando la modellazione Computable General Equilibrium è stata fornita dal Center of Policy Studies della Victorian University.

*Dati di spettatori globali basati sul rapporto Futures. 

**Dati di spettatori domestici basati sulle valutazioni OzTAM.

Il nuovo ministro dell’Immigrazione, Andrew Giles, dovrà decidere se revocare o meno la sanzione al Novak Djokovic

L’apertura su un possibile ritorno di Novak Djokovic a Melbourne nel 2023 arriva direttamente da Craig Tiley, CEO di Tennis Australia nonché direttore degli Australian Open: “Siamo sulla buona strada per cercare di avere tutti i migliori giocatori del mondo – si legge su The Age – Fortunatamente oggi ci troviamo in una situazione sanitaria molto diversa da quella di qualche mese fa, con persone che si muovono liberamente nel mondo e con pochissime restrizioni. Questo è ciò che mi porta a dire e pensare che potremo contare su tutti i tennisti del circuito“.

Quel messaggio implicito “potremo contare su tutti i tennisti del circuito” fa pensare che con “tutti” sia compreso pure Novak Djokovic. Al serbo, come è noto, gli era stato revocato il visto per 3 anni a causa dell’obbligo vigente all’Australian Open 2022 del vaccino anti-Covid, e all’orizzonte niente faceva presagire un lieto fine. Poi l’apertura di Tiley ha riacceso qualche speranza. Il futuro di Nole ora è nelle mani di Andrew Giles, il nuovo ministro dell’Immigrazione, che dovrà decidere se revocare o meno la sanzione al serbo.

Intervistato in occasione dell’Open di Francia del maggio scorso a Djokovic era stato chiesto se fosse a conoscenza del cambio di governo in Australia. “Sì, ho sentito la notizia“, ​​ha detto il serbo. “Ma, voglio dire – ha aggiunto – non so ancora se il mio visto verrà ripristinato o se mi sarà permesso di tornare in Australia”. Una decisone verrà presa a breve, ma tutto fa presagire che il torneo potrà riaccogliere il suo nove volte campione.

Il suo caso è diverso da quello di Djokovic secondo il tribunale: “Non ci sono prove che Voracova non abbia rispettato le sue condizioni per il visto”

L’enorme caos generato dall’arrivo di Novak Djokovic in Australia nel gennaio di quest’anno ebbe delle implicazioni non indifferenti nel mondo del tennis; e a venir risucchiata in quel vortice di eventi inaspettati (che hanno avuto come palcoscenico, uffici di avvocati e tribunali anziché campi da tennis) c’era anche Renata Voracova, doppista ceca attuale n.102. Lei era una delle persone (l’unica tennista oltre al serbo) ad aver ottenuto un’esenzione dal vaccino per entrare nel paese, e ora, come si legge su The Age, ci sono aggiornamenti sul suo caso.

L’ultimo aggiornamento su Voracova c’era stato nel momento del suo rimpatrio, e la 38enne non era affatto felice del mondo in cui era stata trattata. “Chiederò un risarcimento. Non mi sono sentita al sicuro finché non sono tornata a casa” disse alla stampa del suo paese nel mese di gennaio. Ora sono state prese delle decisioni ufficiali che a tutti gli effetti le riconoscono ragione, e separano il suo tipo di esenzione da quella rilasciata a Djokovic.

A Voracova era stato concesso l’ingresso in Australia grazie ad un’esenzione medica dalla vaccinazione COVID-19, uguale a quella concessa al numero 1 del mondo Djokovic, ma il tribunale ha ritenuto che il suo caso fosse notevolmente diverso. L’Administrative Appeals Tribunal of Australia ha ascoltato le prove secondo cui – dopo i negoziati tra gli avvocati di Voracova e le forze di controllo del confine australiano – le è stato concesso un visto transitorio che le ha permesso di lasciare l’Australia in quanto non cittadina. “Non c’erano prove che la signora Voracova non avesse rispettato le sue condizioni per il visto“, ha affermato Jan Redfern, vicepresidente del tribunale e capo della divisione migrazione e rifugiati.

“Aveva seguito tutte le regole pertinenti e c’erano prove che si fosse basata sulle dichiarazioni fattele da Tennis Australia e dal Dipartimento della Salute dello Stato di Victoria in merito alla sua esenzione medica. Accetto l’argomentazione secondo cui non esisteva alcuna legge che impedisse alla sig.ra Voracova di entrare in Australia nel momento rilevante anche se non era vaccinata. Ha risposto in modo veritiero alla dichiarazione di viaggio e aveva prove mediche convincenti a sostegno della sua esenzione, essendo le prove fornite dal suo medico di base sulla sua vulnerabilità alla trombosi. In particolare, la signora Voracova non aveva bisogno di fare affidamento sul fatto di aver precedentemente contratto il COVID-19 come controindicazione medica alla vaccinazione perché aveva una base medica per ritardare la vaccinazione”.

Dunque la differenza col caso-Djokovic sta tutta qui: la doppista ceca aveva motivazioni mediche legate alla sua salute che le permettevano di non farsi vaccinare. “Rilevo inoltre, per completezza, che il caso della sig.ra Voracova può essere distinto dal [caso] Djokovic perché il suo visto non è stato annullato per ‘ordine pubblico’, né le circostanze del suo caso si prestano a tale conclusione” ha precisato Jan Redfern. “Come già notato, la sig.ra Voracova non è contraria alla vaccinazione e, a differenza del caso Djokovic in cui il ministro ha scoperto che c’erano prove che il sig. Djokovic avesse mostrato un disprezzo per i protocolli di auto-isolamento, non ci sono prove del genere in questo caso”.

Djokovic venne espulso alla vigilia del torneo dopo essere stato inizialmente autorizzato a entrare nel paese. Voracova invece lasciò il paese prima ma comunque non è tornata in campo fino ai primi di marzo per il WTA 125 di Marbella, Spagna. I suoi avvocati hanno fatto sapere che a febbraio aveva provato a disputare un torneo in Russia (St Petersburg Ladies Tournament) ma le era stato negato il visto, e anche per questo si sono voluti accelerare i tempi nella soluzione del suo caso. Il ban di tre anni sul suolo australiano dunque per Voracova è stato revocato, e al momento tutto sembra essersi risolto per il meglio per lei. L’unico aspetto su cui si può tornare a lavorare dunque è il tennis, dato che al momento Voracova conta 9 sconfitte negli 10 ultimi incontri, con ben sei compagne di doppio diverse.

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