Guida Slow Wine: tutti i migliori vini da bere nel 2023

2022-10-22 21:00:50 By : Mr. Simpson Lu

La guida Slow Wine 2023 presentata a Milano è giunta alla 23esima edizione con 1957 cantine, fra cui 110 nuovi ingressi

giovedì, 13 Ottobre 2022 di Massimo D'Alma

È uscita l’edizione 2023 di Slow Wine, la guida al vino buono, pulito e giusto di Slow Food. 

La presentazione alla stampa e agli addetti ai lavori si è tenuta nella mattinata di sabato scorso al Blue Note a Milano, nell’ambito della Milano Wine Week organizzata da Federico Gordini.

La conclusione, invece, con la mega-degustazione pomeridiana nella sede di SuperStudioPiù in via Tortona, con oltre 300 aziende. E il corollario di oltre 170 aziende affidate alle sapienti mani dei sommelier FISAR in tre distinte “isole-degustazione”.

Nel corso della conferenza stampa è stata presentata anche la seconda edizione della Slow Wine Fair. Si terrà, dopo il successo della prima edizione dello scorso anno, anche questa volta a Bologna, dal 26 al 28 febbraio 2023 (qui la pagina Facebook). Rassegna organizzata da BolognaFiere e SANA, Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, con la direzione artistica di Slow Food.

Diverse le novità di questa guida, nei numeri e nelle persone: da quest’anno Fabio Giavedoni non affianca più Giancarlo Gariglio, ora unico responsabile nella redazione. Al suo fianco i nuovi vice curatori Paolo Camozzi, Jonathan Gebser, Federica Randazzo e Gabriele Rosso.

Novità anche nei numeri, dicevamo. Ben 110 su 1957 le nuove cantine recensite in questa 13esima edizione della guida Slow Wine 2023. Un QR code in coda a ben 379 schede porta a brevi video girati durante le visite in cantina e in vigna. Il lettore viene così acompagnato in un viaggio ancora più e completo alla scoperta delle eccellenze enologiche italiane.

I video testimoniano il tema principe di quest’anno: il cambiamento climatico e la siccità. I viticoltori hanno reagito mettendo in campo la propria esperienza, ma ancora in ordine sparso. La speranza è che arrivi anche un aiuto dalle istituzioni per sostenere la ricerca scientifica e trovare soluzioni e tecnologie su questi fronti. 

Tornando alla guida, importante segnalare come oltre il 56% delle aziende recensite pratichino un’agricoltura biologica o biodinamica certificata. Oltre il 63% dei vini premiati sono sotto la “stessa bandiera”, a testimoniare non solo una grande consapevolezza dei vignaioli ma anche un trend in crescita confermato in queste 13 edizioni. 

Curioso, e poco piacevole, è il calo del numero dei Vini quotidiani, cioè quelle etichette di altissima qualità che hanno un ottimo rapporto qualità prezzo. Purtroppo, a causa dell’aumento dei costi lungo tutta la filiera, questi vini diventano sempre di meno.

Durante la presentazione, grazie ad alcuni degli Official Partner, sono stati consegnati i tre Premi Slow Wine.

Il Premio al giovane vignaiolo è stato consegnato a Gloria Mayr, della cantina Nusserhof – Heinrich Mayr di Bolzano (Alto Adige), da Edoardo Biella, amministratore S. Bernardo.

Premio per la viticoltura sostenibile è stato assegnato alla Cantina Possa, di Rio Maggiore (Liguria). A consegnarlo, Noemi Rossi e Alessandro Talloru dell’Area Manager Italia di Bormioli Rocco.

Emidio Pepe della cantina omonima, di Torano Nuovo (Abruzzo), ha ricevuto il Premio alla carriera. La figlia Sofia Pepe ha ricevuto il riconoscimento dalle mani di Lucio Berta, Head of Brand Communication and Social Media di Reale Mutua.

La conferenza stampa di Slow Wine 2023 è stata l’occasione per avviare un dibattito interessante. Da un lato il fenomeno del rigetto, da parte delle commissioni di assaggio che assegnano le Doc e le Docg, di buonissimi vini che hanno caratteristiche stilistiche non perfettamente aderenti al disciplinare. Dall’altro la scelta, sempre più diffusa da parte di alcuni produttori di vini di qualità, di rinunciare a prescindere alle Doc e Docg, per promuovere il proprio vino come Igt, se non come vino da tavola.

“Il rischio è l’omologazione stilistica,” ricorda Angelo Peretti, direttore del Consorzio Chiaretto e Bardolino. “La diversità è una ricchezza per la denominazione che i produttori e i consorzi stessi devono promuovere,” gli fa eco il giornalista Jacopo Cossater.

“L’80% dei vini esportati al di fuori dell’Unione Europea è Doc e Docg. È quindi molto importante mantenerle ma svecchiandole, lasciando una maggiore libertà ai produttori e assegnando loro, come nel modello francese, una maggiore responsabilità. È fondamentale anche avviare un più celere adattamento delle denominazioni anche perché il cambiamento climatico porterà a modificare la gestione delle aziende vitivinicole.” Sono le parole di Matilde Poggi, presidente della Confederazione europea vignaioli indipendenti. Che si è detta preoccupata anche del passaggio delle competenze sulle denominazioni dalla Commissione agricoltura all’ufficio europeo che si occupa delle proprietà intellettuali.

“Questo vuol dire che le Doc saranno considerate come marchi privati. Ma così non è e non può essere, perché le Doc e le Docg sono beni collettivi che difendono interessi collettivi. Con questo passaggio invece le denominazioni saranno gestite da chi di agricoltura non sa assolutamente niente,” ha concluso la Poggi.

Fiore all’occhiello dei responsabili Slow Wine 2023, a me la degustazione è parsa, onestamente, un “gran bordello”.

Tante, troppe persone, forse troppe anche le cantine, con la temperatura (ambientale, e in alcuni casi anche dei vini) davvero fuori controllo.

Insomma assaggi complicati, anche se ho cercato, secondo la mia passione “naturale”, di districarmi tra le tante difficoltà. Ecco quindi le 10 cantine più interessanti che ho assaggiato.

Chiara Condello ha avviato solo nel 2015 il proprio progetto enologico in Frazione Fiumana a Predappio. Anche per il 2023 conferma lil riconoscimento della guida Slow Wine.

Ha scelto un fazzoletto di terra ai confini del bosco, al centro della denominazione Predappio, tra i 150 e i 300 metri di altitudine. Qui, milioni di anni fa, c’era il mare.

Biologico certificato, coltivazione secondo i principi della biodinamica, fermentazione spontanea.

• Le Lucciole Riserva 2019, Sangiovese 100%,4.000 bottiglie. Dal naso complesso ed elegante, è succoso e piacevole al palato, da non perdere. • Chiara Condello 2020, Sangiovese 100%, 4.000 bottiglie. Diretto, piacevole, dal bel sorso.

Luigi Tecce, un’autentica voce fuori dal coro del panorama vitivinicolo irpino. Autore di vini non solo personalissimi, ma anche di rara finezza e qualità, che confermano la presenza dell’azienda nella guida Slow Wine 2023. 

Alla vigna vecchia, iscritta all’albo delle Vigne Storiche della Campania, si affiancano i 4 ettari piantati circa 15 anni fa.

Dall’approccio artigiano in vigna e cantina, Tecce ama gestire lunghissime fermentazioni spontanee in grandi tini di legno.

• Puro Sangue 2018, Aglianico 100%, 6.500 bottiglie. Affina 12 mesi in tonneau vecchi e poi altrettanti in botti da 50 ettolitri, oltre a due ulteriori anni in bottiglia. Potente, molto vicino all’idea del vino di una volta. Da quest’anno, in polemica con la denominazione, non imbottigliato come Taurasi. • Campi Taurasini Satyricon 2020 Aglianico 100%, 6.500 bottiglie. Succoso e tannico. Morbido e sapido, elegante. Gran vino.

Elisa Mazzavillani dal 2013 lavora le vigne acquistate nel 1999 dal suo papà, producendo vini che restituiscono in pieno il territorio. Siamo in Località Bagnolo, a Castrocaro.

Divise tra albana e sangiovese, le vigne crescono su altitudini che vanno dai 280 ai 300 metri. Il versante sud presenta arenaria e sabbie gialle, con la presenza dello spungone, la roccia arenaria calcarea che forma le colline romagnole. Sul versante nord invece predominano le argille azzurre. 

Biologico certificato, coltivazione secondo i principi della biodinamica, fermentazione spontanea.

• Madonna dei Fiori 2021, Albana 100%, 3.300 bottiglie. Sapido e persistente. • Terra del Sole Rio Pietra 2019, Sangiovese 100%, 11.900 bottiglie. Fruttato, sapido, equilibrato.

Christian e Marika Zanatta, vignaioli per niente social, sono gli strenui rappresentanti della tradizione più pura di queste colline di Valdobbiadene.

Alle vigne di San Pietro di Barbozza, con ceppi del 1935, hanno affiancato il nuovo impianto in località Saccol. Ma senza rinunciare alla gestione del bosco, al pascolo di vacche in alpeggio, agli animali da corte, agli alberi da frutto.

Solo rame e zolfo nei terreni, fermentazione spontanea in cantina. Da segnalare qui lo zampino della commissione, che non concede la DOC per un eccesso di colore. 

• Mariarosa 2021, Glera, Verdiso, Bianchetta e Perera, 4.000 bottiglie. Dal vigneto in San Pietro di Barbozza, rifermentato in bottiglia, piacevolmente profumato, dalla bolla cremosa e fine. • Ca’ dei Zago 2021, Bianchetta, Glera, Perera e Verdiso, 40.000 bottiglie. Rifermentato in bottiglia. Minerale, fragrante, semplicemente buono, da bere senza troppi pensieri.

Sempre in vigna Giuseppe Fortunato, con la moglie, Sandra Castaldo, che lo aiuta nell’amministrazione. 

Giuseppe utilizza solo prodotti di origine naturale, rispettando appieno la biodiversità del luogo (Località Coste di Cuma), dove convivono apicoltura e viticoltura. I vini che ne derivano sono di grande identità territoriale.

Solo due le etichette, tra le più centrate espressioni dei Campi Flegrei, Piedirosso e Falanghina, prodotte lasciando esprimere le potenzialità della terra flegrea.

Nessun concime, solo rame e zolfo, lieviti indigeni, per vini eleganti e straordinariamente longevi. 

• Campi Flegrei Piedirosso 2019, 100% Piedirosso, 5.000 bottiglie. Al naso si gioca tra floreale e macchia mediterranea, al palato è succoso e sapido, con tannini sottili, insomma dalla beva facile.  • Campi Flegrei Falanghina 2020, 100%Falanghina, 12.000 bottiglie. Agrumi ed erbe aromatiche al naso per un palato sapido, lungo e persistente. Anche qui bevibilità impressionante.

L’azienda, sulle colline di Imola, fa vino da tre generazioni. Oggi è Jacopo a portare avanti la tradizione familiare, volta alla valorizzazione dei vitigni tradizionali del territorio. Confermando anche per il 2023 l’inserimento nella guida Slow Wine.

Le vigne, ben soleggiate, sono su suoli di origine alluvionale, argillosi, tipico delle prime colline dell’Imolese.

Biologico certificato, praticamente nullo qualsivoglia intervento, lieviti indigeni.

• GGG 2020, Albana 100%, 4.000 bottiglie. 5 giorni di macerazione per un sorso ricco, dal finale sorprendentemente sapido. • GioJa 2021,Albana 100%, 8.000 bottiglie, un lungo affinamento in cemento per una potenza sorprendente.

Qui a Pianetti di Montemerano si producono vini di territorio, legati alla tradizione e rispettosi dell’ambiente.

La superficie vitata, che cresce ogni anno, è localizzabile su un’area che va da Pitigliano, Capalbio e Manciano fino alla costa.Vigne prese in affitto e piantate proprio da Antonio, su commissione dei proprietari, che hanno deciso poi di farle condurre direttamente a lui. 

Ad aiutarlo ci sono otto validi collaboratori, fedeli sostenitori del progetto.

Solo rame e zolfo nei terreni, fermentazione spontanea in cantina per vini puliti ed eleganti.

“Tutto nasce da Nonno Luigi,” racconta Francesca Fiasco sul suo sito web, dal suo amore per il vigneto. Passione che agli inizi degli anni ’60 gli da il coraggio di riscattare un piccolo fondo della mezzadria in Località Campanaro. Ed è proprio dai racconti del nonno che Francesca apprende i metodi antichi e il profondo amore per la natura. Che corrispondono alla filosofia di Slow Wine 2023.

Botti di rovere e pietra del Cilento. E le vigne. Preziose, come quelle di un tempo, quando si piantavano tante varietà diverse sfruttandone le differenti caratteristiche. 

Parte dei vigneti già bio, solo rame e zolfo, in cantina fermentazione spontanea ed un buon uso di tini di legno e tonneaux per vini freschi, puliti e riconoscibili.

• Mèrcori 2018, Aglianicone, Cabernet Sauvignon, Aglianico, Sangiovese e Barbera, 2.000 bottiglie circa. Tutte le varietà rosse vendemmiate e vinificate insieme, provenienti dalla vigna più vecchia, per un vino complesso e sfaccettato al naso, con un sorso pieno, sorretto da una bella acidità. • Lapazio 2021 fiano, falanghina e coda di volpe; 3.000 bottiglie, naso complesso, dalla frutta bianca al floreale, sapido e fresco al palato.

Gli avvenimenti della vita hanno portato Susanna Crociani a rimboccarsi le maniche, reinventandosi vignaiola. Lei, che aveva scelto, con successo, di fare altro nella vita. Nuovo ingresso 2023 nella guida Slow Wine.

Vigneti (in certificazione bio) in località Le Caggiòle, a 450 metri s.l.m., su terreni limoso-sabbiosi ricchi di sedimenti marini. 

Un’elevata attenzione per la vite, che la porta a non cimare. In questo modo si hanno più possibilità di proteggere i grappoli, viste le condizioni climatiche sempre più estreme.

Fermentazione spontanea, affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia, l’intento chiaro di esprimere al meglio il territorio.

• Nobile di Montepulciano Riserva 2018, Prugnolo Gentile (il nome locale del Sangiovese), Mammolo e Canaiolo Nero, 8.000 bottiglie. Naso complesso, dalla frutta rossa alle spezie, lungo e persistente al palato con tannini che sorreggono la beva. • Nobile di Montepulciano 2019, Prugnolo Gentile, Mammolo e Canaiolo Nero, 12.000 bottiglie. Più semplice del “fratello maggiore”, ma non per questo scontato e facile. Più floreale e terroso che fruttato, deciso ma equilibrato al palato.

Australia, Nuova Zelanda, Napa Valley nel curriculum vitae di Andrea Matrone, dopo la laurea in Agraria a Portici e la specializzazione in Enologia a Firenze. Nel 2014 il ritorno a Boscotrecase, dove fonda l’azienda con il cugino Francesco Matrone.

Vitigni storici vesuviani (Piedirosso, Cascaveglia, entrambe ad alberello, Caprettone e Uva del Conte, un clone locale di falanghina) e le loro forme di allevamento. Passa da qui l’idea di vino di Andrea Matrone riconosciuta dalla guida Slow Wine 2023.

In conversione bio, usa compost, letame e tecnica del sovescio per un approccio il più naturale possibile. Solo rame e zolfo, fermentazione spontanea e interventi minimi in cantina.

• Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Territorio de’ Matroni 2020 5.000 bottiglie. Piedirosso 75%, Sciascinoso 15% e Aglianico 10%. Macchia mediterranea al naso. Goloso, polposo e sapido. • Lacryma Christi del Vesuvio Bianco Territorio de’ Matroni 2019 5.000 bottiglie. Caprettone 90%, Falanghina 10%. Fragrante, sapido, una gradevole nota amaricante in chiusura.

Queste 10 cantine, come tutte quelle presenti nella degustazione di Slow Wine 2023 a Milano, sono state premiate con la Chiocciola Slow Food.

“La Chiocciola è il simbolo assegnato per il modo in cui interpretano valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia di Slow Food. I vini di una Chiocciola rispondono anche ai criteri del buon rapporto tra la qualità e il prezzo, tenuto conto di quando e dove sono stati prodotti.”

Non comprate friggitrici ad aria se sognate le vere patate fritte

Arpège: plastica nel piatto del critico al ristorante da 490 €